Cittadinanza digitale e piattaforma Rousseau: a che punto siamo e dove vogliamo andare

Facebook
Twitter
LinkedIn

In una società complessa come la nostra è importante analizzare i singoli aspetti per decidere la  direzione che vogliamo che essa intraprenda. Vale innanzitutto per i nostri diritti, i nuovi diritti.

In questo ambito un argomento certamente attuale è quello relativo alla “cittadinanza digitale”.

Volendo dare una definizione generica è quell’insieme di diritti e di doveri che, grazie al supporto di una serie di strumenti e servizi, mira a semplificare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione tramite le tecnologie digitali.

Tuttavia, in realtà, il discorso risulta essere più articolato tant’è che anche in Italia si è cercato di legiferare in tal senso nel tentativo di dirimere diverse problematiche.

Per tentare di risolverne alcune si è redatto nell’ormai lontano 2005 il Codice dell’amministrazione digitale, novellato poi da ulteriori versioni e integrato da una legge delega conosciuta come la Carta della cittadinanza digitale.

Esso conteneva un insieme di disposizioni indirizzate da un lato, a stabilire il diritto di cittadini e imprese a relazionarsi con la PA attraverso le tecnologie digitali e, dall’altro il dovere delle amministrazioni pubbliche di dotarsi degli strumenti adeguati per consentire ai cittadini di esercitare questo loro diritto.

Giunto alla sua sesta versione il Codice dell’amministrazione digitale raccoglie ormai non solo diritti e doveri che già contraddistinguono il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, ma individua e getta le basi giuridiche per nuovi strumenti e servizi volti a rafforzare quelli esistenti.

Ancora oggi, però, l’accesso dei cittadini ai servizi pubblici on-line è condizionato da diversi fattori: di tipo culturale, sociale, geografico e soprattutto dal fattore generazionale dei cittadini stessi. Il traguardo sarebbe il superamento del “digital divide”, cioè la capacità di offrire a tutti la possibilità concreta di accedere e di usare le tecnologie e di poter esercitare quindi appieno i diritti di cittadinanza digitale.

Per sostenere nuove dinamiche di tale portata è però necessaria anche una volontà politica.

Il MoVimento 5 stelle è la prima forza politica del Paese che ha creduto fermamente nella cittadinanza digitale proponendo uno strumento di democrazia diretta qual è la, ormai, celebre piattaforma Rousseau. Fra gli obiettivi prefissati c’è non solo la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive – il parlamento italiano e quello europeo, i consigli regionali e comunali- ma la partecipazione degli iscritti alla vita del MoVimento attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere posizioni all’interno della nostra stessa forza politica.

Ci sono tanti diritti che sono scritti nero su bianco e che però magari abbiamo perso di vista, e altri invece che non sono stati ancora codificati ma che ci riguardano più di quanto possiamo immaginare. Grazie alle nuove tecnologie, sono emersi ed emergono ogni giorno: prima ancora di metterli su carta, è importante comprenderli e ambire ad essi.

La rete è un germogliare continuo di dibattiti, di iniziative che diventano a volte manifestazioni reali ed è un luogo dove si tocca con mano l’energia della partecipazione, dove la cittadinanza digitale si coniuga in maniera indissolubile con la cittadinanza attiva.

Rousseau offre la possibilità di sviluppare, migliorare e costruire insieme quello che potrà essere il nostro Paese dando vita a nuove forme di partecipazione sociale e politica.