Un’altra Calabria (digitale) è possibile

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Quando lo si era detto in campagna elettorale, gli sguardi delle persone non erano del tutto convinti. Degli addetti ai lavori neanche a parlarne. Lo scetticismo, per usare un eufemismo, pareva avvolgerci su alcune tematiche.

Eppure, nella vita lavorativa di tutti i giorni, i segnali non avevamo neanche dovuto interpretarli, erano chiari ed inequivocabili. Nella regione dei dati economici stagnanti, della disoccupazione endemica e dell’emigrazione costante, l’unico settore a disoccupazione zero -o quasi-  era quello dell’innovazione digitale. Ora che non siamo più in campagna elettorale ed alcuni dati vengono raccolti e analizzati da enti istituzionali, possiamo affermare, senza timore di smentita, che (almeno un po’!) ve l’avevamo detto.

Perché in una regione spesso e volentieri isolata da infrastrutture carenti e particolare miopia nelle scelte strategiche di sviluppo l’unico modo per abbattere le distanze è quello di affidarsi alla rivoluzione digitale che premia direttamente le competenze e le aiuta ad emergere.

Una panoramica interessante è offerta, dunque, dall’osservatorio di Movimprese che fornisce periodicamente l’analisi statistica dello stato di salute delle imprese condotta da InfoCamere, per conto dell’Unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane.

I dati riguardanti la Calabria che meritano evidenza –riportati dal “Corriere di Calabria”- sono quantomeno incoraggianti. In sostanza le imprese 4.0 crescono, in punti percentuale, più che nel resto del Paese e, addirittura, confrontandole con quelle tradizionali, forniscono più posti di lavoro.

Dal 2012 al 31 dicembre 2017, abbiamo infatti avuto una crescita delle aziende digitali calabresi che si attesta intorno al 16,9% superando di un 2,5% la media nazionale. Cosenza e la sua provincia fanno da apripista (più 169 attività), seguono il reggino (più 107), il catanzarese (più 70), il crotonese (più 56). Solo a Vibo Valentia si è verificata una leggerissima flessione: 6 in meno.

Ma andiamo avanti. Gli addetti medi per impresa, in Italia, constano di un dipendente in più operante nel campo digitale rispetto agli altri campi. In Calabria non si arriva a tanto però si registra comunque un segnale positivo del +0,2 % che testimonia lo stato di salute generale del settore.

E poi, fra i tanti spunti, c’è anche una statistica che concerne il trend generazionale. Vale a dire che la componente più giovane degli imprenditori mostra maggiore attivismo che nel resto della penisola. Se nel resto del Paese, infatti, il 12,8 per cento dei titolari di aziende che operano via web sono under 35, in Calabria la percentuale migliora decisamente giungendo al 16,3 per cento.

Tuttavia, fra nuovi lavori e nuovi saperi, dicono gli osservatori (e un po’ anche noi, più volte, da queste stesse pagine) mancano le figure che abbiano le competenze necessarie per far fronte al mercato occupazionale in continuo divenire.

Allora, l’unico mantra pensabile non può che essere “formazione, formazione, formazione”. E informazione anche, perché un’altra Calabria (digitale) è possibile.